Paola è una maestra della scuola primaria, adora il suo lavoro, ma… quante cose a cui deve pensare: compiti da correggere, registri da compilare, assemblee di classe, ecc. Il tempo che passa in aula ormai, sembra essere solo una piccola fetta del suo lavoro; tra tutte le pesti che compongono la sua classe, c’è anche Marco, un bambino dislessico, simpatico e tanto buono, ma con una testa dura! Paola pensa che Marco potrebbe fare molto di più: va bene avere difficoltà nella lettura, ma l’impegno… beh quello non dovrebbe mai mancare! Tanto più che Paola, per aiutarlo, deve preparare ogni giorno il doppio del materiale: una verifica per la classe e una semplificata per Marco, i compiti per i compagni e una mappa concettuale per Marco, la lezione per la classe e lo schema per Marco… insomma, Paola lo farà pur volentieri ma, santo cielo, non è per nulla facile… ed è normale che pretenda almeno un po’ d’impegno da parte di Marco.
Poi c’è Luca, ha 9 anni e adora la sua classe. È un bambino simpatico e non fatica a fare amicizia con gli altri compagni ma, fra tutti, il suo migliore amico è proprio Marco. Con lui si trova spesso dopo la scuola… oddio, non sempre, perché Marco è impegnato in un sacco di cose (addirittura per alcune ore a scuola non ci viene proprio). Lui dice spesso a Marco: “Fischia, se anche io potessi avere la disressia, o come cavolo si chiama, potrei saltare qualche ora di scuola ogni tanto!”. E poi Marco ha tutto facilitato! Mentre gli altri sono costretti a faticare sopra pagine e pagine di libri, Marco ha il permesso di studiare solo una paginetta con degli schemi colorati che, oltretutto, non ha scritto nemmeno lui.
E finalmente ecco Marco! Un bambino un po’ mingherlino per la sua età, ma con un’energia che sposterebbe un treno intero. La scuola gli piace, e anche parecchio! Ama stare in compagnia dei suoi amici ed è interessato alle lezioni, ma leggere… ragazzi… quello proprio non gli riesce! E la cosa è stata anche confermata dal dottore da cui Marco è andato circa un anno fa.
Ogni volta che si trova davanti un foglio con delle parole, quelle non ne vogliono sapere di starsene ferme: si mischiano, scappano, si scambiano di posto, compaiono dove non erano e spariscono dove invece prima c’erano. E poi, quando finalmente finisce di leggere una frase, il sospirone di sollievo che vorrebbe tanto tirare, gli si mozza in gola, perché si rende conto che la prima parola di quella frase l’ha già dimenticata, poiché lo sforzo di leggere è tale da non permettergli di comprendere realmente quello che è scritto.
Gli amici non facilitano certo le cose. Luca per esempio, il suo migliore amico, continua a ribadirgli quanto sia fortunato ad essere dislessico, dato che ciò gli permette ogni tanto di saltare alcune ore di scuola. Marco vorrebbe tanto dirgli che uscire per andare dal logopedista, non significa certo andare al parco giochi e che, in fin dei conti, lui di quegli schemi e di quelle mappe concettuali farebbe anche a meno.
Come se non bastasse, ogni tanto ci si mette anche la maestra Paola che si arrabbia e lo sgrida perché lui si distrae e non segue. Certo, ogni tanto lui ci mette del suo, ma la maggior parte delle volte non è proprio come sembra: è come se oltre a lui, fosse proprio la sua testa a non voler leggere!
Appena mette gli occhi sul foglio, ogni minima cosa è in grado di distrarlo: un compagno che si soffia il naso, il vicino di banco che tempera una matita… Non che le cose a casa vadano meglio durante i compiti: mamma e papà gli vogliono un gran bene, ma anche loro ogni tanto sembrano non comprendere che dopo 8 ore di scuola, e i numerosi esercizi dal logopedista, fare i compiti a casa non è esattamente la cosa più semplice del mondo.
Il momento più bello per Marco, è senza dubbio il Venerdì mattina quando, alzandosi dal letto, inizia a pregustare il sapore del weekend. E poi, il venerdì dopo scuola, si va a musica!
Marco prende lezioni di chitarra da circa un anno. Gli piace molto, anzi il suo insegnante ha detto alla mamma che è molto dotato! Da ormai tre mesi, riesce a seguire il tempo senza problemi e, con la musica, gli vien voglia persino di leggere!
Certo, non sono parole… ma leggere le note è già un ottimo inizio no?! Anche quelle non sempre stanno al proprio posto però, grazie al suo maestro, ha trovato una serie di stratagemmi per riuscire a leggerle. Anzi, a Marco sembra che anche le parole a scuola inizino a starsene un pò di più al posto loro… non tanto eh, ma un pochino sì.
Questa piccola storia racconta di Marco, un bimbo DSA, ovvero con un Disturbo Specifico dell’Apprendimento e disegna una situazione perfettamente normale. Marco non è infelice, non ha disagi psicologici, non è bullizzato o maltrattato… è solo Dislessico.
Essere “solo dislessico” però, non significa solo fare fatica a leggere! Spesso, anche in un contesto felice e di benessere, senza che intervengano fattori estremamente negativi, il bambino con DSA si trova a vivere una situazione frustrante.
Marco è circondato da persone che, pur volendo ad ogni costo il suo bene, a volte sembrano fare fatica a comprenderlo e a capire le sue difficoltà. Per questo motivo si trova spesso a fare i conti con un senso di inadeguatezza, con la rabbia degli adulti e con l’incomprensione dei coetanei.
Ciò che ci interessa in particolare, è la conclusione della nostra storia.
Marco sta imparando a suonare la chitarra! E questa azione apparentemente semplice, apre a diverse domande: può un ragazzo DSA imparare a suonare uno strumento? Può leggere la musica?
Spingendoci ancora più in là possiamo chiederci: può l’insegnamento musicale diventare terapeutico, ovvero generare un cambiamento positivo in Marco, migliorare le sue capacità di attenzione, concentrazione e, perché no, di lettura?
In una prossima serie di articoli cercheremo di dare una risposta a questi interessanti quesiti.
Per il momento salutiamo Marco e ci diamo appuntamento al prossimo episodio!
Testo di Mattia Tagliani