Affidiamoci

Un giorno però tutto cambia

  • ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER di un evento che può essere riproposto in futuro. Perciò, se pensi di poter essere uno dei prossimi spettatori, ti consigliamo di non rovinarti la sorpresa. Se però sei comunque troppo curioso, interessato a saperne di più o a ripercorrere la bellezza di quanto messo in scena, allora ti auguriamo buona lettura!

 

Sabato 23 marzo 2024 presso il Teatro Giovanni XXIII di Cusano Milanino, mentre sul palco i membri del corpo di ballo di 2C Dance ASD si muovevano all’unisono, tutta la platea, animata da gran fermento, estraeva foglietti con tempi differenti e movimenti alternati. Dita curiose si muovevano rapide per aprire quegli involucri dorati restituiti agli spettatori, scrigni lucenti di un valore semplice intriso su carta. La scritta era diversa, la storia si era arricchita, qualcosa era… cambiato.

Tutto era cominciato poche ore prima con una richiesta semplice e un gesto familiare: ciascuno spettatore, prima di entrare in sala, era stato invitato a scrivere il proprio nome su un foglietto e inserirlo in un sacchetto di stoffa dorata da porre in un forziere. Era un’azione simbolica che noi di Associazione Croma abbiamo proposto per avviare il viaggio dei partecipanti. La storia personale dei presenti insita nei grafemi del nome che ci identifica, entrava in scena fin dall’inizio, per accompagnare il percorso di crescita dei protagonisti dello spettacolo. Così, come eleganti sacerdotesse del tempio, le ballerine hanno portato sul palco i forzieri colmi di vite trascritte, per poi sparire dietro le quinte e lasciare spazio alle attrici e agli attori dell’Associazione Culturale Oneiros Teatro. Tutto ha avuto inizio così.

Immedesimandosi nei personaggi e dando voce alle differenti personalità, mediante timbri differenti e atteggiamenti distanti tra loro, gli interpreti hanno iniziato a narrare le vicende di una famiglia sul punto di andare in frantumi e, attraverso la lettura espressiva, hanno magistralmente dipinto un quadro di contrasti, dovuti al desiderio di ricevere amore e attenzioni minati da difficoltà di comunicazione. Voci e gesti dei teatranti hanno delineato situazioni e sviluppi, alternati alle coreografie di danzatrici e danzatori pronti a rievocare le emozioni dei personaggi per farle echeggiare una volta di più fino all’animo di ogni spettatore: la rabbia si è fatta urlo agghiacciante, viscerale e impattante; dolori e relazioni sono state ridisegnate da gesti e movimenti, muri abbattuti e caos danzato attraverso intrecci di braccia e frenesia dei corpi, dinamiche di fuga e ricerca di sguardi, mani, e abbracci.

Nelle vicende tratte da Il cucchiaio di meteorite di Philip Ridley, l’energia distruttiva di due genitori insoddisfatti sfocia inevitabilmente in scontri che si ripercuotono sui figli, plasmandone le personalità: se qualcuno ammutolisce, qualcun altro si fa forza crescendo troppo in fretta, per sostituire le figure di riferimento. Un giorno però tutto cambia e, al crollo delle fondamenta di questo nucleo familiare, con un’immagine dal grande valore simbolico, si frantumano anche le mura di casa e il dramma di questa frana separa fisicamente i figli dai genitori, costringendoli a intraprendere un viaggio personale tra passato e presente, tra realtà e fantasia, in cui l’amore e la preoccupazione per la sorte dei propri cari generano un impegno che, ricercando l’altro, aiuta a ritrovare se stessi e il fondamento dei propri legami.

Si giunge così a un lieto fine fatto di riconciliazione ma soprattutto di rinnovamento, come nel caso degli affidi che, grazie alla disponibilità di famiglie accoglienti, vedono un momentaneo allontanamento fisico dei figli dai genitori, per poche ore o per periodi duraturi, al fine di fornire contesti differenti e nuovi cammini di crescita individuale propedeutici a supportare e tutelare i minori e le famiglie, per poter tornare al proprio nucleo con gli strumenti necessari per vivere relazioni sane e positive: un viaggio di rinnovamento, tra andata e ritorno alle origini.

Eccoci giungere allora al gesto finale introdotto nelle prime righe di questo testo. Con l’idea di coinvolgere lo spettatore nel viaggio dei protagonisti e di ricreare la dinamica di crescita propria dell’affido, abbiamo lavorato fin dall’inizio per rompere la cosiddetta quarta parete, chiedendo a ciascun individuo di affidarci il suo nome e la sua storia e di affidarsi. Così, dopo aver portato sul palco ogni spettatore, ciò che è stato donato era pronto a tornare indietro rinnovato.

Mentre in scena alcuni membri del corpo di ballo si muovevano all’unisono, altri scendevano in platea portando con sé i sacchettini dorati e passandoli dalle proprie mani a quelle degli spettatori, curiosi di capire se avrebbero ritrovato il foglietto con il proprio nome. All’apertura dell’involucro il contenuto era cambiato, arricchito di nuove storie, quelle di persone che hanno fatto esperienza dell’affido e che ora condividevano la propria vicenda, lasciando un messaggio positivo.

Si è chiuso così il viaggio tracciato da questa collaborazione di Artisti Uniti per gli Affidi contattati dal Servizio Affidi di IPIS – Insieme per il Sociale, uniti per portare alla conoscenza di queste importanti realtà e dinamiche sociali, e che è stato possibile grazie al lavoro sinergico con le proloco dei territori di Cusano Milanino e Cinisello Balsamo. Un’esperienza affascinante, emozionante e costruttiva che lascia il segno ed echeggia lontano. Chissà dove arriverà…

 

Testo di Stefano Sorgente

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