Il piacere di esprimersi

Prima della storia, prima della scrittura, ciottoli, arnesi e pareti accolgono segni e pitture, piacere dei primi uomini che scoprono il mondo e la propria capacità di interagire con esso e di intervenire su di esso. Le orme si fanno intenzionali, l’impronta si fa arte, nascono canti e rituali. Oggi, lo stesso piacere pervade i “cuccioli d’uomo” che scoprono l’utilizzo della voce e la concretezza delle proprie azioni: io ci sono, e si sente, si vede!

Il disegno diventa meravigliosa scoperta di un movimento che muta in risultato visibile, di energia che si trasforma, piacere di una realtà che vedo e che avvicino trasponendola, che comprendo delineandola in nero su bianco, che ricreo colorandola. La curiosità, la ricerca, il gusto della scoperta, in seguito della padronanza dei miei arti e del mio corpo, del controllo che questi ultimi esercitano sugli strumenti: il piacere di esprimersi. Il suono vocale si fa intenzionale, ripetitivo, articolato, come anche le forme sul foglio che abbandonano la semplicità della linea in favore della complessità della mimesi. È entusiasmante poter comunicare: è affermazione e riconoscimento.

Arte e musica aiutano nel processo di scoperta e di crescita poiché si rivelano mezzi dai molteplici apporti e benefici. Essi sono uno strumento di espressione ma anche di potenziamento manuale, tecnico e cognitivo: le note di una canzone suscitano il piacere del canto, e la struttura del brano, tra metrica, melodie e ritornelli, aiuta la memorizzazione e la riproduzione vocale, stimola la ripetizione e la parola; il disegno sviluppa la prensione e la motricità fine, allena la fantasia, la produzione di immagini, ma anche la comprensione della realtà, come dimostra il modificarsi della rappresentazione infantile con l’avanzare dell’età e della crescita intellettuale.

Se siamo disposti a lasciare spazio a questi canali espressivi, un tale processo non si esaurisce nella fanciullezza bensì prosegue nell’arco di un’intera vita.

Nella mia esperienza, il disegno si è incaricato di aiutarmi ad assimilare le immagini che giungevano dal mondo tramite il filtro della creazione artistica: la carta assorbiva e convertiva informazioni ed emozioni. Solo un progressivo lavoro di espressione verbale degli stati emotivi ha fatto sì che la pratica artistica divenisse “secondaria”. Dopodiché la giovinezza e le rispettive perturbazioni interiori hanno richiesto l’intervento di un nuovo bacino in grado di accogliere sentimenti e stati d’animo: la musica, per me, come capita tutt’ora e da generazioni per la stragrande maggioranza degli adolescenti, si è fatta eco di vissuti, ma anche nuova versione dei miei disegni di un tempo: la parola è stata resa ordinata, vestita di note, accordi e sentimenti. La canzone e la pratica autoriale sono state un nuovo trampolino di lancio per la vita reale, uno scalino nel cammino di crescita. Forse anche per questo motivo, lanciati dal propagarsi del rap e di stili canori più vicini ai contrasti dell’adolescenza, ma anche dalla potentissima e ampia diffusione social dei brani musicali e dal potenziale comunicativo del web, molti giovani d’oggi si cimentano in maniera amatoriale nella scrittura di canzoni. Non mi soffermerò sulle reali cause e sulle ragioni sociali del fenomeno (ben più articolate di quanto scrivo), bensì, accertatane la diffusione, forte delle mie premesse, mi sento di poter dire che, d’ora in avanti, il mondo educativo e scolastico probabilmente potrà ritrovarsi a dover tener conto maggiormente anche della musica e della canzone (come d’altronde dell’arte fin nelle sue forme più moderne) come nuovo e potente strumento didattico ed espressivo, tanto utile per la crescita del bambino quanto per quella del giovane, poiché propedeutico per la verbalizzazione delle emozioni.

In fondo, la musica risuona, le immagini si imprimono nella memoria. Sono voce di una bellezza insita nell’uomo, manifesta nella storia. Se riscoperte, le arti possono essere preziose ed inseparabili compagne tanto del bambino quanto dell’adulto, mezzi capaci di armonizzare il vissuto, di allenare lo sguardo, i sensi, e di colorare i giorni: semplici stratagemmi di inestimabile valore.

Testo di Stefano Sorgente

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