La città condivisa

Nel presente progetto si vuole indagare la questione del “luogo” come spazio e punto di partenza per una relazione terapeutica, come estensione di crescita che collabora pienamente con le attività che si svolgono in esso. Il luogo è il punto di partenza della cura e della crescita.

Si indaga inoltre il concetto di “territorio”; costantemente siamo immersi in una moltitudine di tipologie di paesaggi. La cura del paesaggio porta alla cura di se stessi tramite piccoli e grandi gesti del quotidiano. La scoperta del mondo in cui si è immersi è importante per la salvaguardia di esso e ne consegue direttamente la nostra stessa cura in quanto persone.

Questi passaggi si aggirano tra mappe e spugnature di colore, scotch e impronte, opere condivise e parti individuali tramite esperienze estetiche capendo come anche pratiche semplici possano costruire qualcosa di complesso.

Le strutture a cui prevalentemente si rivolge il percorso sono le scuole o i centri associativi per ragazzi. Si tende a lavorare in queste realtà perché è importante riflettere con i più giovani riguardo alla cultura del paesaggio, con lo scopo di andare a riflettere sul luogo e su se stessi utilizzando come motore attivo l’arte e il fare creativo. Crescere bene in un luogo vuol dire avere un buon luogo dove crescere.

L’età giovanile è quella dove maggiormente si notano le trasformazioni del proprio corpo e trattare di quest’ultimo come luogo, assimilarlo e associarlo allo spazio, creando un ponte tra “setting” interno ed esterno, è importante per entrare in contatto con il proprio mondo in pieno e profondo rapporto con questa trasformazione.

Con i ragazzi più grandi, maggiorenni, è possibile avviare un’esperienza più profonda, con la possibilità di uscire dalle mura della struttura e di immergersi nel territorio di cui si sta parlando, vivere e ricercare esperienze estetiche in esso. Con i ragazzi più piccoli, dove difficilmente è possibile uscire dai “confini” scolastici, l’esperienza rimane comunque ricca e filtrante poiché li farà confrontare con esperienze che vanno al di là di quello che la scuola o il mondo istituzionale normalmente propone. Infine per i bambini, approcciarsi ai temi proposti, aiuterà loro ad aprire la mente e il corpo ad esperienze nuove e accrescitive, a evitare il formarsi di quei pregiudizi e quei blocchi (tanto cari alle età più avanzate) grazie ad un fare libero ed espressivo.

L’intero percorso avrà una parte laboratoriale guidata dal fare creativo e una teorica-relazionale dove saranno presentati gli argomenti e gli artisti di riferimento. Questa fase va oltre alla “lezione tipo” che ogni alunno o ogni ragazzo può vivere, e mette a confronto le informazioni ricevute direttamente con sé stesso, tramite associazioni e piccoli gesti, brevi esperimenti, giochi creativi utili alla comprensione di quel che si sta facendo. Tutto ciò ha lo scopo di non trattare i giovani come dei semplici vasi vuoti da riempire, ma come parte attiva anche durante il momento meno laboratoriale.

 

Testo di Francesco Serenthà

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