Da lontano era un’isola: Bruno Munari

Avete mai provato a camminare in un bosco o su un sentiero di montagna? Tra i passi e i metri percorsi in questi due ambienti si possono incontrare oggetti molto banali ma lo stesso interessanti agli occhi. Molte volte per esempio ho scorto legni dal colore incredibile oppure sassi dalla forma particolarmente strana. Capita che questi finiscano nelle tasche o nello zaino: è difficile separarsi da questi oggetti troppo belli soprattutto dopo averli notati e incontrati, dopo essersi inginocchiati per raccoglierli e dopo averli cullati con le mani e con gli occhi.

Nella mia esperienza lavorativa ho incontrato soprattutto bambini intenti a questa pratica, attenti a raccogliere il fascino e la stranezza delle cose naturali. Anche qualche adulto per dir la verità. Come fa bene innamorarsi di queste piccole cose! Che poi a pensarci bene possono non essere così tanto piccole, mi spiego meglio. Un sasso se lo guardiamo come tale rimarrà sempre un sasso, una delle cose più comuni che si trova su questa terra, talmente presente che non ci facciamo neanche caso a volte. Il titolo di quest’articolo riprende quello di un libro di Bruno Munari dove viene espressa l’idea che un sasso può anche non essere un sasso, ma un’isola. Il fatto che avvenga questa trasformazione è assai cosa semplice perché è il frutto di qualcosa che avviene grazie al nostro sguardo e nella nostra mente. Magia? No. Cambiare il proprio punto divista alla ricerca di altri orizzonti è l’ingrediente, in verità non fin troppo segreto, di questo trucco visuale che diventa tangibile al fare artistico. Attenzione però! Non c’entra nulla l’arte qui, siamo infatti in un campo che la precede e ne stabilisce le basi. Siamo ben lontani da opere firmate e nomi illustri che talvolta, insensatamente, paiono inarrivabili. Siamo nel mondo delle azioni comuni che tutti possiamo compiere verso un qualcosa o un qualcuno. Nel pensiero del designer italiano si trovano molti consigli utili per cambiare il proprio sguardo e nel testo sopra citato sono tutti incentrati sulla figura del sasso. Arrivare all’ultima pagine del libro vuol dire iniziare a guardare i sassi come non lo si è fatto mai. Sassi come sculture, come isole o disegni.

Pensare ad un sasso come ad un’isola fa perdere lo spazio e il tempo, ma cambiare lo sguardo sulle cose non vuol dire cadere nella confusione o non aver più punti di riferimento. Vuol dire ampliare il ventaglio della realtà, far sì che essa giochi con noi e noi con lei e, incredibile, pensare a più variabili di un unico oggetto ci fa conoscere meglio quel pezzetto di realtà davanti a noi. Quindi variare la vista sulle cose aiuta a conoscerle meglio? Certamente, ma non solo! Va incontro anche alla necessità di non fossilizzarsi su un unico pensiero, di non rimanere intimoriti di fronte all’altro, al diverso, al nuovo e allo sconosciuto. E tutto ciò si piò compiere giocando con il mondo, pazzesco!

           

Pensiamo anche che, oltre ad avere in mano un sasso, possediamo anche una lente d’ingrandimento o un microscopio. Mondi nuovi si spalancano a noi, esploratori e naviganti come Colombo. Un sasso grigio rivela i suoi segreti: punti viola, azzurri e gialli, bianchi, blu e rossi si nascondono sulla sua superficie. Quanti colori che può avere una comune pietra! Ma questo ovviamente non funziona solo con i sassi. Eh già! Il mondo che ci avvolge e ci abbraccia possiede tanti segreti da poter conoscere solo se si impara a cambiare i propri orizzonti, alzarsi e abbassarsi, girare intorno alle cose e prendersene sensibilmente cura. Sapete che questa cosa fa bene al mondo ma anche a chi lo abita?

Buona vista

Testo di Francesco Serenthà

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